L’augurio è per sguardi meno severi, cuori meno duri, porte più aperte. Passi indietro verso l’altro, piuttosto che fili spinati.
«Lasciamoci guardare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo. Facciamoci inquietare sempre dalla sua domanda: “Voi, chi dite che io sia?” Guardando il suo volto che cosa vediamo? Innanzitutto il volto di un Dio «svuotato», di un Dio che ha assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte. Non vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato».
Quest’anno l’augurio del Natale parte dalle parole, forti e profetiche, di papa Francesco pronunciate a Firenze durante il convegno della chiesa italiana nel novembre scorso.
Un Dio “svuotato”… Questo è il Dio bambino che si manifesta nel Natale e questo è il nostro Dio. Un Dio che non si impone, che no schiaccia, che non fa paura… Celebrare il Natale è riconoscerci nel volto di questo Dio, nel suo “passo indietro” rispetto alle nostre pretese di successo, di vittoria, di forza. Il Dio “svuotato” è il Dio dalle viscere di misericordia, un Dio madre che ci genera con amore e tenerezza.
Buon Natale allora a questa chiesa «accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade – dice ancora Francesco – preferisco una comunità cristiana così piuttosto che una chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti».
Che il Natale di Misericordia ci porti a sguardi meno severi, a cuori meno duri, a porte più aperte, a passi verso l’altro piuttosto che a fughe e fili spinati.
Buon Natale a tutti voi e coraggio! I nostri occhi, finalmente, stanno vedendo la salvezza di Dio!
don Carlo, don Albino e il consiglio pastorale
(nella foto: Adoracion de los pastores, Murillo, museo del Prado – Madrid)